SQUADRA 75 PILONI

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PILONI

Dove Siamo

A circa un chilometro da Torniella, troviamo PILONI, insediamento recente che nel Catasto Leopoldino di inizio ‘800 era segnalato come agglomerato di qualche unità abitativa. Non ha struttura urbanistica definita e probabilmente la sua funzione è stata quella di villaggio di lavoratori legati alle attività dei boschi e alla lavorazione della pietra, come sembra testimoniare il nome, forse sinonimo di “monoliti”, “pilastri”. Nella piazzetta centrale, si trova la piccola chiesa costruita nel 1819, intitolata “S. Maria delle Grazie”. Come Torniella, recentemente è stata teatro di una forte immigrazione, proveniente dalla ex Jugoslavia (Bosnia e Macedonia), dedita ai lavori stagionali di taglio nel bosco
                                
PILONI, è un piccolo paese di 152 abitanti immerso nella splendida maremma Toscana, in provincia di Grosseto.
Sorge a 474 metri sul livello del mare e dista 6,43 chilometri dal comune di Roccastrada cui essa appartiene.

Del comune di Roccastrada fanno parte anche le frazioni di Case Barbieri (0,96 km), Collacchia (17,16 km), Il Poggiolo (1,72 km), Il Terzo (1,28 km), Le Coste (8,21 km), Montelattaia (11,32 km), Montemassi (11,69 km), Pian del Bichi (13,99 km), Ribolla (15,00 km), Roccastrada Stazione (6,47 km), Roccatederighi (9,50 km), Sassofortino (6,37 km), Stazione di Roccastrada (6,48 km), Sticciano (10,06 km), Sticciano Scalo (10,69 km), Torniella (7,22 km).

"Il numero in parentesi che segue ciascuna frazione indica la distanza in chilometri tra la stessa frazione e il comune di Roccastrada".

La nostra zona di caccia, confina con un' importante miniera
dove viene estratto il caolino.

Il caolino è una roccia sedimentaria costituita prevalentemente da caolinite, un minerale silicatico delle argille. Ha un aspetto terroso e piuttosto tenero ed è prodotto dall'azione dell'acqua meteorica sul
feldspato. È solitamente bianco o grigiastro, anche se talvolta assume colorazioni arancio o rossicce per la presenza di ossidi di ferro. Per il suo colore, e in virtù del suo basso costo, la sua polvere bianca viene largamente usata in numerosi processi produttivi.
Nell'industria cartaria viene utilizzato sia come materiale inerte per riempire gli interstizi creatisi tra le singole fibre corte e lunghe della cellulosa durante la fase di miscelazione, contribuendo a dare brillantezza e uniformità alla carta, sia soprattutto nella patinatura dove è in effetti il componente fondamentale per una buona resa di stampa. È uno dei principali tipi di cariche utilizzate nella composizione della patina; viene miscelato con i lattici che fungono da vettore e fissato alle fibre della cellulosa per mezzo di appositi agenti leganti.
La scoperta del primo giacimento europeo nel 1709 da parte dell'alchimista Johan Friedrich Bottger rese possibile la formulazione della ricetta per la porcellana.

Il caolino viene utilizzato inoltre:

nell'edilizia, per la preparazione di intonaci, di stucchi e di refrattari.
nell'industria della ceramica e della porcellana.
nella produzione di coloranti per alimenti e di dentifrici.
nella preparazione di gomme, mastici, e detersivi.
nell'industria farmaceutica come eccipiente per la formulazione delle compresse.
nella lotta contro la mosca dell'olivo (Bactrocera oleae).

Nei decenni successivi, soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, aumentò l’interesse verso questo giacimento, ricco di refrattari utilizzati all’epoca dall’industria siderurgica per la produzione di armi. Solo verso il 1936, nel periodo dell’autarchia nazionale, la Società Anonima Caolino d’Italia iniziò una coltivazione intensiva del giacimento, con escavazione di materie prime utilizzate sia in ambito ceramico che per la produzione di refrattari e carta. Tuttora in miniera sono visibili i segni di questa coltivazione intensiva, svolta quasi totalmente a mano e spesso in galleria.
Nel dopoguerra l’interesse verso questo giacimento andò diminuendo, con il conseguente abbandono della zona. Solo verso la fine degli anni ’80 si riprese la sistemazione del vecchio cantiere, con l’apertura di nuovi fronti e il riavvio di un’attività commerciale. Si iniziò così l’utilizzo del caolino nella produzione degli impasti ceramici. Questa attività venne sospesa dopo circa un anno per disaccordi contrattuali tra il titolare della licenza e chi curava l’estrazione in miniera del materiale.
Dal 1998 la miniera e la società Caolino d’Italia sono di proprietà di Eurit che ha ripreso l’attività estrattiva nell’ambito concessione mineraria denominata “I PILONI”.
La concessione mineraria per il caolino, in comune di Roccastrada (GR), si estende su una superficie di 103 ettari di cui 60 di proprietà.
La mineralizzazione, costituita da un ammasso riolitico, è ubicata sulla pendice Nord-Est del Monte Alto ed è raggiungibile per mezzo della strada statale Senese-Aretina in prossimità dell'abitato di Torniella.
La genesi del giacimento può essere ricondotta a un'alterazione dovuta a fluidi idrotermali che hanno attraversato la riolite nelle sue fratture, portando alla caolinizzazione parziale dei feldspati e alla riduzione dei femici.
Nel materiale estratto la caolinite è il minerale predominante, altre componenti presenti sono quarzo, sanidino e vetro vulcanico.
Nella miniera sono stati individuati vari cantieri dai quali oggi si estraggono materiali che, opportunamente miscelati, consentono di ottenere un prodotto finale sempre costante indipendentemente dalle variazioni che si possono avere in fase di escavazione.
Questa tecnica è da tempo utilizzata nelle produzioni EURIT all'isola d'Elba, con risultati soddisfacenti.
I materiali prodotti vengono stoccati in due
capannoni della capacità totale di 25.000 metri cubi adibiti allo stoccaggio del prodotto finito. Le lavorazioni del minerale sono effettuate con un impianto di frantumazione e vagliatura della capacità produttiva di 150 Ton/ora; mentre il materiale estraibile è stato stimato in oltre 15 milioni di Tonnellate.


" A proposito della caolinizzazione dei feldspati feci menzione di un esteso deposito di caolino, situato fra il monte Alto e il poggio Farniatello, e proveniente dalla trachite di Torniella.
Dissi come questo caolino vi si trovi in discreta quantità e che, per la qualità, potrebbe con profitto utilizzarsi per la fabbricazione di stoviglie, carta, sapone, e potrebbe in questo senso sopportare la concorrenza delle terre a ceramica che ci provengono dall’Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania.”


Così scriveva Matteucci nel 1892 parlando di quella che lui definì “La regione trachitica di Roccastrada”, tracciando di fatto, per primo, le linee guida per un possibile sfruttamento del caolino. Proprio all'inizio del novecento iniziò la prima fase di estrazione del caolino tramite
scavi, eseguiti per lo più a mano, e gallerie per un fronte lungo circa 1 km e profondo fino a 50 m.





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Oggi è
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